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N 4 REPERTI ETRUSCHI

REPERTI ETRUSCHI

Il Labirinto di Adriano conserva reperti relativi all’abitato etrusco di Velzna (Orvieto), rinvenuti nel condotto idraulico e negli ambienti che il Medioevo ed il Rinascimento hanno ricavato compromettendo il precedente assetto di epoca etrusca. Tutti i reperti sono cronologicamente inquadrati in un lungo lasso di tempo che va dal periodo Villanoviano (IX sec. a.C.) sino al 264 a.C. anno della conquista romana.
Tra i reperti spicca per importanza un particolare elemento architettonico sagomato in un blocco di tufo lavorato a triplice modanatura; su quella centrale è percepibile un’iscrizione decentrata, incisa: II n p. L’iscrizione, con la giusta cautela interpretativa, potrebbe rappresentare l’abbreviazione del termine: naper, quale sistema metrologico di misurazione lineare, rintracciabile nel latino: napurae = funiculi (FESTO, De verborum significatu, 160, 168-169, 172, naturas nectito = funicolo facito). Il blocco potrebbe costituire il limite spaziale amministrativo di un edificio pubblico o privato. E’ da tempo nota agli studi la ripartizioni degli spazi rupestri che fin dal VI sec. ha permesso l’organizzazione degli edifici di Velzna secondo un piano “ippodameo” per aree lottizzate, come già riscontrato nei complessi funerari limitrofi al masso (Necropoli di Crocifisso del Tufo) quali specchio di quelli civili fondati sopra l’acrocoro tufaceo. Tra le ceramiche sono presenti alcune olle cilindro-ovoidi con ciotole-coperchio che presentano il fondo graffito con il grafema “A” , o coppe in bucchero con grafemi “R” o “E” o altre con un segno ad asterisco (*); sono questi certamente marchi di vasai o sistemi per il conteggio delle partite di vasi o anche indicazioni numeriche, riferimenti sulle capacità dei recipienti ; in altri casi sono abbreviazioni di nomi personali motivati dall’esigenza primaria di personalizzare in qualche modo il contenitore, apponendovi il proprio nome o in alternativa segni identificativi della proprietà e dell’uso individuale, spesso fatti realizzare non a caso in bottega a chi forse aveva maggiore familiarità con la scrittura. Tra i contenitori in bucchero, sia grigio che nero, sono presenti le classiche forme (versatori per il vino, coppe con vasche più o meno carenate, piattelli su alto e basso piede, coppe apode) che Orvieto assimila dai contesti ceretani e vulcenti per poi specializzarsi su forme locali di maggior diffusione. Sono presenti anche coppe a vernice nera dell’officina romana (o ceretana) delle «petites estampilles» (305-265 a.C. circa) la cui particolarità risiede nel decorare il fondo delle coppe con punzoni impressi a palmetta di derivazione magno-greca. Sono presenti anche bacili-mortaio, pesi da telaio con “X ” (numerale 10) graffito e decorato con segni lineari, attingitoi miniaturistici per infanti, ex voto a forma di utero, ceramica a vernice nera lucente di produzione volterrana detta “malacena”, ceramica etrusca figurata e frammenti di terrecotte architettoniche.

Riferimenti bibliografici:

Bellelli V., Particolarità d’uso della ceramica comune etrusca, Mélanges de l'École française de Rome - Antiquité [En ligne], 124-2 | 2012, mis en ligne le 25 juillet 2013, consulté le 10 décembre 2020.

Montagna Pasquinucci M., La ceramica a vernice nera del Museo Guarnacci di Volterra, in MEFRA, LXXXIV, 1972, 2, pp. 269-498.

Morel J.-P., Etudes de céramique campanienne, I: l'atelier des petites estampilles, in MEFRA, LXXXI, 1969, I, pp. 59-117.

Pacelli F., Velzna, iscrizioni dalle cavità 258 e 249, Studi Etruschi, vol. LXXXII - MMXIX - (Serie III), Giorgio Bretschneider editore, 2020.

Tamburini P., Dai primi studi sul bucchero etrusco al riconoscimento del bucchero di Orvieto: importazioni, produzioni locali, rassegna morfologica, in (a cura di) Alessandro Naso, Appunti sul Bucchero, atti delle giornate di studio, Comune di Blera, Università Agraria di Blera, Centro di Archeologia Sperimentale Antiquitates, All'insegna del Giglio, 2004.


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