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N 2 PRESENTAZIONE

Benvenuti al Labirinto di Adriano, presidio storico-archeologico e geologico privato che si estende per quasi 500 metri quadri al disotto di una porzione della città “moderna”. Dell’enorme complesso archeologico di cavità che la città vanta, il Labirinto occupa una delle più grandi e articolate. La civiltà Etrusca di Orvieto (VII-III sec. a.C.) fu la prima a modificare il pianoro tufaceo che la ospitava per favorire un approvvigionamento idrico basato sulla raccolta e redistribuzione dell’acqua piovana, mediante cunicoli e cisterne che qui possono essere ammirati; la maestria idraulica riconosciuta a questo straordinario popolo è manifesta a Orvieto soprattutto nella serie di pozzi per la raccolta dell’acqua di falda; questi scavano il masso tufaceo su cui sorge la città per oltre cinquanta metri, andando a intercettare le acque che giacciono sotto di esso e che si accumulano grazie alla presenza di terreni argillosi impermeabili quali residuo dell’antico mar Tirreno di età Plio-Pleistocenica. Nel corso dei secoli, durante l’età medievale, la città imprendibile grazie al masso, vedeva nell’incredibile vantaggio dell’altezza il parallelo svantaggio di una riserva idrica continua a garanzia del crescente incremento demografico della popolazione. Tale necessità fu risolta per un certo lasso di tempo con la costruzione dell’acquedotto che i Papi vollero a partire dalla metà del 1200 per la città che da sempre consideravano la propria roccaforte per eccellenza. Tale straordinaria opera ebbe tuttavia breve durata a causa di cedimenti strutturali e difficoltà nel superare il dislivello del masso dalle colline adiacenti per garantire una portata continua a tutti i quartieri cittadini, a tal punto che durante l’età rinascimentale si decise di tornare a realizzare cisterne di straordinarie dimensioni che in realtà anche durante l’età medievale mai cessarono di essere costruite da privati.
Gli ambienti del Labirinto di Adriano sono testimoni di questi molteplici cambiamenti; da luogo di regimentazione dell’acqua di epoca etrusca divennero durante l’età medievale, luoghi di cava in cui estrarre tufi, sabbie e pozzolane, e in seguito, in epoca rinascimentale, ambienti di raccolta dell’acqua entro cisterne a usufrutto delle soprastanti abitazioni.
Lo spazio intorno a noi (situato alla straordinaria profondità di m. 8 dal piano stradale), da originario ambiente di estrazione fu utilizzato in periodi più recenti come cantina per la conservazione di alcolici e distillati; dotato difatti dei classici scivoli scendi-botte di cui era corredata la gradinata di accesso, permetteva la refrigerazione dei prodotti a temperature costanti intorno ai 14 gradi centigradi. I più disparati alimenti trovarono “rifugio”(come i propri abitanti durante i conflitti) in tali ambienti che divennero luoghi di lavoro e trasformazione delle vivande, come anche spazi in cui espandere la propria attività lavorativa in un connubio “sopra-sotto” con il masso che da sempre contraddistingue il “modus vivendi” per Orvieto.

Riferimenti bibliografici:

Bergamini M. (a cura di), Gli Etruschi Maestri di Idraulica, Le opere di regolazione per la difesa del suolo, - Electa 1991.

Bizzarri C., Orvieto ipogea: primo inquadramento tipologico delle principali emergenze storico-archeologiche, in Cavallo B. (a cura di) , Orvieto Ipogea, ovvero della proprietà del sottosuolo, studi giuridici per il consolidamento delle cavità, Regione Umbria, Assessorato dell’Area Ambientale e Infrastrutture, 1995, Perugia, pp. 49-79.

Cioni R., Gli aspetti geologici, in Della Fina G. M. e Fratini C. (a cura di), Storia di Orvieto, I – Antichità, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, dicembre 2003, pp. 45-56.

Riccetti L., Orvieto medievale: definizione urbana e impianti urbanistici, in (a cura di) Della Fina G. M. e Fratini C., Storia di Orvieto, II - Medioevo, 2007, pp. 404-445.

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