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Il Dahu

Secondo la tradizione, sarebbe un mammifero quadrupede caratterizzato dall'avere le gambe asimmetriche, quelle di destra più lunghe di quelle sinistre (o viceversa), per muoversi meglio sui ripidi pendii montani. Nel primo caso, si parlerebbe di Dahu levogiro, mentre nel secondo caso di dahu destrogiro, in quanto, a causa di questa sua caratteristica fisica sarebbe stato costretto a girare sempre attorno alla montagna nello stesso verso. I dahu destrogiri avrebbero camminato, secondo la credenza, in senso orario mentre i Dahu levogiri avrebbero camminato in senso antiorario.[2]Secondo altre tradizioni, le zampe più corte sarebbero quelle anteriori, per favorire la salita.[3][4]

La tradizione narra dell'esistenza di un sistema molto facile ed efficace per catturarlo: occorre essere in due, uno che lo sorprende alle spalle per spaventarlo, e l'altro che lo cattura "al volo" quando l'animale,trovandosi improvvisamente con le zampe più corte sul lato a valle, cade verso il precipizio. Pare che la cattura del Dahu dia frutti migliori se compiuta in compagnia di una ragazza.[5]

Si narra che il Dahu si sarebbe estinto perché, con l'avvento del turismo di massa, sempre più spesso l'animale, incontrando l'uomo, si sarebbe girato, per paura o curiosità, precipitando così a valle e morendo.[6]

Si dice ancora che la riproduzione del Dahu sarebbe avvenuta principalmente negli ambienti di ritrovo oggi frequentati in massa da alpinisti, amanti della montagna, cacciatori e naturalisti, i quali luoghi avrebbero dato vita alle varie forme di dahu (levogiri, destrogiri e con le zampe anteriori molto più corte). Era comunque riconosciuto che il Dahu si sarebbe riprodotto deponendo uova, caratteristica che tra i mammiferi si riscontra, in realtà, solo tra alcune specie di monotremi australiani.[7][8][9][10]

Le caratteristiche dei cuccioli però sono a noi sconosciute visto che fino all'età di 15 anni di vita sarebbero rimasti all'interno del marsupio materno, finché non avrebbero acquisito una voglia irrefrenabile di riprodursi che avrebbe spinto loro ad avventurarsi nel mondo esterno.

i figli dei dahu destrogiri sarebbero stati inevitabilmente sinistrogiri e viceversa ed è per questo motivo che una volta lasciato il marsupio materno i piccoli, secondo la leggenda, si sarebbero avviati dal lato opposto della madre, molti in quel momento sarebbero andati per la loro strada mentre altri non sentendosi pronti ad avventurarsi nel mondo esterno si sarebbero girati per cercare di tornare dalla genitrice ma avrebbero finito inevitabilmente col cadere a valle (altra causa per cui questo animale si sarebbe estinto).

Secondo il mito, è risaputo che i dahu non avrebbero avuto distinzioni sessuali tra maschi e femmine ed è per questo motivo che spesso coppie di dahu appartenuti allo stesso sesso dopo anni di coppia fissa avrebbero cercato di avere cuccioli ma purtroppo invano (ennesima causa che avrebbe portato alla loro estinzione).

La dieta alimentare dei dahu -narra la credenza- sarebbe stata costituita principalmente da vegetali vari con una predilezione per le bacche di ginepro tipiche delle zone alpine.

Nel 2003, la Supinfocom ha prodotto un documentario-cortometraggio di circa 7 minuti sul dahu, con videoriprese effettuate parzialmente dal vivo.[11][12] Lo stesso anno si è aggiudicato il primo premio alla decima edizione del festival del cortometraggio di Villeurbanne[13] e col primo premio di Annecy nel 2004.[14][15]